Sperimentale P. (dichiarazione di poetica)
Coloro che dicono che l’arte non deve propagare dottrine sogliono riferirsi a dottrine contrarie alle loro,
JORGE LUIS BORGES
Sperimentale P.
(dichiarazione di poetica)
Oggetto e fine di ricerca
Per costituire un linguaggio veramente intersoggettivo, occorre reperire o costituire degli elementi di linguaggio validi intersoggettivamente, più precisamente, le condizioni di validità intersoggettiva degli elementi visivi. Occorre analizzare e sperimentare gli elementi fino a che questi non abbiano raggiunto una condizione di obiettiva efficacia in rapporto alla forma che essi vengono a formare e in rapporto ai possibili fruitori della forma. Trattandosi di elementi e forme visive, l’efficacia obiettiva e intersoggettiva si risolve in efficacia ottico-percettiva. Il campo da sperimentare è, dunque, quello della percezione, sia nei processi retinici, che in quelli più complessi e organizzati. La ricerca, agli inizi, c’impone di analizzare e sperimentare dati elementari. Sappiamo, però, che anche nel dato elementare si riflette l’unità biopsichica di colui che opera e di colui che fruisce l’opera. La vita psichica è un gioco dinamico di forze che trovano il loro modo di essere solo in relazioni dinamiche unitariamente organizzate o forme (gestalt). Se poi guardiamo all’uomo contemporaneo, notiamo un’accelerazione dei processi dinamici che dovrebbero regolare la vita psichica. L’uomo moderno è ormai abituato a percepire più impulsi che si succedono immediatamente l’uno all’altro o addirittura si presentano simultaneamente. Egli con altrettanta velocità e immediatezza organizza gli stimoli e sceglie, tra le diverse organizzazioni di forme possibili, la forma più efficace, che dovrebbe corrispondere a quella più adeguata al momento.
L’uomo di oggi, fruitore almeno in potenza, finisce perciò col rimanere indifferente di fronte ad una forma vista in condizioni di staticità, cioè fuori di un contesto dinamico. Non intendiamo con ciò affermare che occorre fare ad ogni costo dell’arte cinetica, ma che occorre mirare ad una fruizione dinamicamente attiva del quadro o altro oggetto «estetico» che sia. Rendere attivamente partecipe il fruitore della costruzione dinamica, della formazione della forma, può essere compito socialmente utile, didattico se non rivoluzionario nei confronti di un’imposizione «dall’alto» delle forme da consumare.
Metodo di ricerca
In relazione all’oggetto e al fine riteniamo che il metodo di ricerca non possa essere che sperimentale. Non possediamo verità assolute, tanto meno accettiamo principi dogmatici. Tutto o quasi tutto è da scoprire, analizzare, provare, verificare.
Il metodo sperimentale attraverso l’osservazione, l’analisi, l’esperimento di un fenomeno, vuole giungere a scoprire le leggi che regolano il verificarsi del fenomeno stesso. Metodo per eccellenza antidogmatico, si può dire che esso nasce dalla ricerca stessa, poiché si adegua incessantemente alle esigenze di questa. Certo si possono fissare delle linee generali direzionali ma esse debbono essere mutate quando urtano con i fatti. Non si possono determinare a priori le singole specifiche operazioni da compiere. È lo svolgersi stesso della ricerca che di volta in volta indurrà alla scelta dell’una o dell’altra operazione. Il campo stesso della ricerca può modificarsi in conseguenza di nuovi fatti manifestatisi o scoperti.
La sperimentazione dev’essere rigorosa, continuamente controllata e controllabile. Tuttavia occorre guardarsi dall’errore di coloro che, per un preteso rigore, giungono alla conclusione indimostrata che le operazione estetiche siano identificabili ad operazioni logico-matematiche e, pertanto, le rinchiudono in schematismi e formule rigide.
Durante la sperimentazione può essere necessario o utile ricorrere al sussidio dell’una o dell’altra branca della scienza, ma più d’ogni altra occorre giovarsi della psicologia e particolarmente della psicologia della forma e di ogni ricerca psicologica che abbia per oggetto il comportamento e le operazioni degli esseri viventi allorché formano o percepiscono forme. Bisogna però tener presente che nelle operazioni (formative o percettive) di natura estetica vi è «qualcosa in più» rispetto a quelle non estetiche. Questo «qualcosa in più» può essere individuato nel «modo di comunicare». L’artista dà un significato estetico al semplice comportamento formativo. Questo significato, una volta individuato, potrà essere posto alla base di un linguaggio estetico intersoggettivo. Per il momento sappiamo soltanto che il campo di applicazione di un tale linguaggio è il mondo delle forme, degli stimoli o impulsi che queste emanano e delle reazioni che producono nella psiche.
Il metodo sperimentale attraverso l’osservazione, l’analisi, l’esperimento di un fenomeno, vuole giungere a scoprire le leggi che regolano il verificarsi del fenomeno stesso. Metodo per eccellenza antidogmatico, si può dire che esso nasce dalla ricerca stessa, poiché si adegua incessantemente alle esigenze di questa. Certo si possono fissare delle linee generali direzionali ma esse debbono essere mutate quando urtano con i fatti. Non si possono determinare a priori le singole specifiche operazioni da compiere. È lo svolgersi stesso della ricerca che di volta in volta indurrà alla scelta dell’una o dell’altra operazione. Il campo stesso della ricerca può modificarsi in conseguenza di nuovi fatti manifestatisi o scoperti.
La sperimentazione dev’essere rigorosa, continuamente controllata e controllabile. Tuttavia occorre guardarsi dall’errore di coloro che, per un preteso rigore, giungono alla conclusione indimostrata che le operazione estetiche siano identificabili ad operazioni logico-matematiche e, pertanto, le rinchiudono in schematismi e formule rigide.
Durante la sperimentazione può essere necessario o utile ricorrere al sussidio dell’una o dell’altra branca della scienza, ma più d’ogni altra occorre giovarsi della psicologia e particolarmente della psicologia della forma e di ogni ricerca psicologica che abbia per oggetto il comportamento e le operazioni degli esseri viventi allorché formano o percepiscono forme. Bisogna però tener presente che nelle operazioni (formative o percettive) di natura estetica vi è «qualcosa in più» rispetto a quelle non estetiche. Questo «qualcosa in più» può essere individuato nel «modo di comunicare». L’artista dà un significato estetico al semplice comportamento formativo. Questo significato, una volta individuato, potrà essere posto alla base di un linguaggio estetico intersoggettivo. Per il momento sappiamo soltanto che il campo di applicazione di un tale linguaggio è il mondo delle forme, degli stimoli o impulsi che queste emanano e delle reazioni che producono nella psiche.
Rapporti con la scienza e con l’industria
Di fronte alle nostre ricerche viene naturale chiedersi in quali rapporti ci poniamo nei confronti della scienza e dell’industria. Dei rapporti con la scienza si è già accennato; è utile o necessario anzitutto giovarsi di un metodo scientifico, quale quello sperimentale, è utile o necessario giovarsi di esperienze o scoperte scientifiche, è necessario conoscere il pensiero scientifico moderno, tuttavia i campi di ricerca restano divisi e distinti, ed è bene che così sia per non creare confusioni dannose. Per quanto riguarda l’industria, noi non facciamo dell’«industrial design», né elaboriamo - almeno per ora - stampi o modelli di prodotti industriali. I risultati delle nostre ricerche possono essere - e ci auguriamo che lo siano - utilizzati nella progettazione e nella produzione industriale; essi però non sono esclusivamente elaborati in funzione di questa possibilità. I nostri «prodotti» hanno già vita autonoma, sono in funzione di linguaggio, di scoperta o recupero dell’autenticità e obiettività della forma e, come tali, possono autonomamente inserirsi in un momento precedente alla progettazione e produzione - come modelli - oppure in un momento successivo alla produzione - come correttivi a prodotti erronei.
Lia Drei e Francesco Guerrieri
Sperimentale P. (Roma)
Nota: Il binomio Sperimentale P. (= Sperimentale Puro) è sorto nel settembre del ’63 dalla scissione del gruppo 63, per divergenze metodologiche. Questa dichiarazione è stata presentata e letta al XII Convegno Internazionale artisti, critici, studiosi d’arte, Verucchio, settembre 1963.
Pubblicata in Marcatrè n. 6-7, Ed. Lerici, Milano, giugno 1964.
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