Srutturalismo Chiara Ceccucci
Chiara Ceccucci

Nella mostra a cura della Galleria Miralli, con testi in catalogo di Luciano Marziano e Cinzia Folcarelli, s’incontrano alcuni esempi delle migliori pitture dei due artisti, tutte appartenenti al periodo della loro simbiosi artistica definita Sperimentale Puro nata nel Settembre del 1963.
Due opere seppur di piccolo formato sono tra le più significative del linguaggio vibrante della Drei ("Operazione spaziocromatica Z1", 1964) e quello più riflessivo di Guerrieri ("Ritmo-Struttura con variazioni ondulari", 1966).
Si nota la comune volontà sperimentale che persegue la ricerca di una purezza strutturale e coloristica, sono simboli della loro unione nata e cresciuta nell’arte. Le due composizioni sono emblematiche della loro affinità teorica ed allo stesso tempo della loro diversità nel linguaggio che è appunto “intersoggettivo” ovvero capace di esprimere l’intima coscienza visiva di ogni artista e di stimolare quella di ogni singolo osservatore in modo autonomo, poiché agisce sulla sfera della percezione soggettiva.
Drei e Guerrieri s’impongono nella nostra storia dell’arte principalmente per aver reagito tempestivamente alla casualità, la gestualità, la vaghezza dell’arte informale che aveva raggiunto l’apice agli inzizi degli anni Sessanta.
Lo Sperimentale p. è già in embrione nel Gruppo 63, formato dallo stesso Guerrieri, gruppo nel quale i due artisti si unirono con Lucia Di Luciano e Giovanni Pizzo nel comune intento iniziale di recuperare nell’arte astratta una prammaticità ed una scientificità ormai perdute.
Dopo pochi mesi i due artisti decidono all’unisono di distaccarsi dal Gruppo 63, per proseguire insieme secondo una linea più artistica, relazionata alle teorie gestaltiche ma libera da rigide regole matematiche: una psicologia della “forma creativa”, che si traduce nelle cristalline composizioni della Drei, in cui l’apparenza modulare nasconde una rara capacità del colore di abbagliare l’osservatore per coinvolgerlo a tuttotondo e nelle strutture di luce e colore di Guerrieri in cui vi è un calcolato ma sempre sorprendente formalismo che al contrario trascina lo sguardo oltre la tela ma in direzioni rettilinee.
I due artisti si distinguono e s’impegnano con forte consapevolezza per il loro ruolo nella comunicazione sociale, per un recupero della funzionalità della pittura che necessariamente deve essere al passo con le nuove teorie scientifiche e quindi soprattutto con il veloce mutare delle tecnologie, dei tempi e soprattutto dell’uomo.
Il linguaggio chiaro e immediato dello Sperimentale p. non verrà mai abbandonato nelle scelte estetiche di Lia Drei e di Francesco Guerrieri, il quale continua tuttora a proseguire un dialogo con la sua consorte nei suoi “Interni d’Artista” degli anni 2000, visioni prospettiche in cui tra le numerose strutture affiorano scritture leggibili in diretta corrispondenza con “Iperipotenusa” (1969), il libro di colori di Lia, le cui finestre di tela divengono le “cornici” più corpose e costruttive in cui si amplificano i giochi d’ombra e lo sguardo può entrare dentro l’opera d’arte che diviene quasi struttura architettonica.
Non a caso è possibile terminare il confronto armonico Guerrieri/Drei con le loro stesse parole usate per esprimere il concetto di Pittura che per la Drei è fatta di “colori che aiutano a capire il mondo” e per Guerrieri è uno strumento “per cambiare il mondo”.

CHIARA CECCUCCI, in Lia Drei Francesco Guerrieri – Palazzo Chigi Viterbo,”Segno”, n. 216, Pescara, novembre - dicembre 2007