Srutturalismo
Attilio Marcolli

“…. La tensione visiva e il movimento della forma si accentuano quanto più la legge compositiva è l’insieme di più leggi di composizione che si fondono in un principio ideativo unitario. Ricordiamo  come semplice accenno che l’architettura procede proprio tramite la fusione continua di più leggi compositive: il modulo, la struttura,  lo spazio abitabile, gli elementi della costruzione, ecc., sono tutti fattori che richiedono l’ideazione di un principio compositivo, e tutti i principi compositivi non potranno rimanere  separati ma dovranno fondersi in un insieme unitario, cioè in un unico principio ideativo.
Analizziamo un quadro del 1964 di un pittore ghestaltico italiano F. Guerrieri di Roma: una composizione su fondo bianco di una serie di strisce nere e rosse (fig. 371), che formano una sola legge di composizione situata in un campo rettangolare che ne comprende una parte. La prima legge compositiva è combinatoria: stabilisce gli accoppiamenti del rosso e del nero, la seconda legge compositiva è vettoriale: stabilisce l’alternanza delle singole provenienze verticali  una dall’alto e una dal basso di ogni striscia colorata (rossa e nera), pur mantenendo l’ordine degli accoppiamenti. Abbiamo già un insieme compositivo, formato da una serie di strisce verticali provenienti dal basso e dall’alto in modo alternato, tutte larghe uguali e che si incastrano lungo una linea orizzontale. La terza legge compositiva varia la larghezza delle strisce secondo una progressione geometrica. La quarta legge compositiva varia l’incastro delle strisce verticali lungo una linea orizzontale con due archi di cerchio tangenti alla linea orizzontale che costituiscono i terminali delle strisce verticali. Il cerchio superiore concavo verso l’alto, è il terminale delle strisce verticali, provenienti dal basso; e il cerchio inferiore concavo verso il basso è il terminale delle strisce verticali provenienti dall’alto.

ATTILIO MARCOLLI, da “Teoria del campo”, Ed. Sansoni, Firenze, 1971

 
(…) da un lato una prorompente insurrezione vitalistica, dall’altro la consapevolezza della realtà in cui il lavoro dell’artista  deve svolgersi. Una continua altalena tra pensiero e visione, tra concettualità e visualità che riescono, tuttavia, a convergere nell’opera. Mi sembra, del resto, che il raffronto tra le opere e gli scritti metta esemplarmente in luce questa bipolarità che è il nucleo centrale della Weltanschauung di Guerrieri.
Dalle prime dichiarazioni, note di un diario quasi segreto (“il mio problema è annientare le figurine che emergono dalla materia sparsa sulla tela, si era allora nel periodo dell’informale”), che esprimono una notevole carica emotiva, agli scritti della attuale più matura stagione, in cui affronta il problema della pittura in chiave di ricerca linguistica, il progressivo affinamento dei mezzi espressivi è sempre configurato come ideologia globale, processo di auto identificazione. L’inquietudine sfogata nel gesto, di certi disegni intorno al 1960, sottintende già una volontà di coordinazione razionale di un urgente ed incalzante patrimonio di immagini: il mondo della natura vi appare decantato in un’ottica interiore nella quale spazio e tempo sono perfettamente integrati come metafora dell’immagine, superando i modi dell’emozione iniziale e i limiti dell’abitudine visiva. La successiva riduzione del segno alla linearità e serialità geometrica, l’impaginazione ritmica in cui l’artista viene acquietando pulsioni, fantasmi, angosce, precedono il gioco sottile e razionale di proposizioni strutturali; tutto questo non è però da riferire esclusivamente ad un tipo di sperimentalismo percettivo di tipo optical, rispondendo invece ad un più vasto principio in cui si recuperano l’ancestrale fremito interno di una scrittura immaginativa primaria e le trame di memoria in cui giace la natura.
Le ritmo-strutture sono dunque la espressione di una tensione interiore, l’esprite de raison ne cambia via via la sintesi giocando sulla iterazione, sulle censure, sulla inversione dei rapporti, sulla virtuale cattura dello sguardo, sulla irrealizzabile ribaltabilità che diviene protagonista di una allucinazione nata da una geometria, punto di partenza di possibili movimenti multi direzionali, generati dal rigoroso incastro spaziale e cromatico. L’artista prende coscienza dell’immateriale come realtà pensabile dell’universo non da testimone esterno del mondo, ma come colui che si ritrova e si identifica in ogni forma dell’universo, presenza consapevole che vuole e può dominare le cose.

MARIA TORRENTE, Francesco Guerrieri in Humandesign, n. 15, LEM editrice, Milano, 1974


 
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